Ombra, vera madre di ogni arte...
- giuseppe quartieri

- 26 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Tutta la vita a caccia della propria identità, a cercar di capirla, di renderla strutturata, motore di conquista, di richiesta di rispetto, di riconoscimento di sé, senza sapere mai veramente di cosa si tratti. Sebbene labile, e perennemente in formazione e trasformazione, l'identità viene percepita come qualcosa che meriti una certa stabilità e per questo una certa rassicurazione di esistenza, da parte del "legittimo proprietario" e degli altri.
È una sorta di profilo considerato affidabile da esibire nel mondo, eppure il fenomeno che più pare somigliarli è qualcosa di notoriamente sfuggente: l'ombra. Nella sua funzione, l'ombra è la prova della solidità di ciò che esiste, che la proietta senza sosta, in presenza di luce. E per definizione se c'è luce, c'è ombra, e viceversa. Una danza continua tra ciò che è consistente e ciò che, nell'essere suo riflesso, è immateriale, visibile solo alla vista, senza spessore, di fatto, intoccabile. Il materiale dialoga con l'immateriale ed è proprio in quest'ultimo che si apre la grande terra di mezzo dove tutto nasce: il dubbio, l'intuizione, l'ispirazione, l'arte, neonata materia.
Cos'è l'arte se non il tangibile che nasce nell'intangibile e ad esso porta nuovamente con la sua emanazione di trascendenza? Perdersi nell'ombra, propria o altrui, non è il frutto di un malvagio destino ma di una vera e propria benedizione per chi vuole andare sempre un po' oltre il già visto, raccontato, definito. È rimanere in allerta in silenzio al buio, e quando appare l'ombra perché una piccola luce si è accesa, seguirla, semplicemente, nel suo oscuro e incerto incedere in uno sconosciuto orizzonte emanato da noi o da ciò che chiamano mondo.L’arte contemporanea in particolare sembra abbia intrapreso un percorso di resa all’ombra, nel suo continuo tentativo di rendere non tanto ciò che è stabile e sicuro, ma evanescente, mobile.
Come se nel passare dei secoli l’identità d’artista avesse gradualmente acquisito consapevolezza che è nell’indeterminazione l’inesauribile fonte dell’espressione artistica. Così la nuova sfida è rendere l’ineffabile e, in definitiva, raccontare in modo più onesto il problema dell’identità: agognata utopica isola che non c’è, o forse sì.
E il cammino continua.
Miriam Fusconi










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